Pre-diabete: perchè e come intervenire

Emilio Chininea
Emilio Chininea
LinkedIn
Facebook
WhatsApp

Tabella dei Contenuti

Perché una condizione di pre-diabete deve rappresentare un campanello d’allarme? E come è possibile intervenire per evitare che si sviluppi il diabete?

Spesso (se non sempre) ci affidiamo al parere del medico per stare in pace col nostro corpo. L’assenza di malattia ci fa stare tranquilli e pensare che tutto va per il verso giusto.
In realtà non è sempre così. L’assenza di malattia indica che in fondo non necessitiamo di una terapia farmacologica/dietetica appropriata, perché non prevista. O almeno nella maggior parte dei casi, situazioni del genere vengono trattate con troppa superficialità.

Esempio: il diabete. Per far sì che si parli di diabete è necessario che la glicemia a digiuno sia superiore a 126 mg/dl. È un limite al di sotto del quale un individuo è sano e al di sopra del quale è diabetico. Sono valori importanti (chiamati “cut-off”) che permettono di distinguere un “malato” da un “sano.

E se mi ritrovo una glicemia a 124 mg/dl sono clinicamente affetto da diabete?

Ovviamente no, in questo caso si parla di alterata glicemia a digiuno (Impaired Fasting Glucose, IGF) che è una condizione che solitamente non viene trattata farmacologicamente, ma va tenuta sotto controllo. Nella maggior parte dei casi il paziente verrà mandato a casa dal medico con: “mangia meno dolci e merendine“.

Fermo restando che la glicemia è un valore molto variabile e che un unico valore non può rappresentare una diagnosi certa, con la glicemia tra 100 e 125 mg/dL si è in una condizione di pre-diabete. Ovvero una condizione patologica che non è diabete, ma può essere un preludio ad un suo sviluppo.

Su 10 pazienti che si trovano in questa condizione, 9 non sanno di esserne affetti. E questo è gravissimo perché, seppur con un decorso più lento rispetto al diabete franco, un’alterata glicemia a digiuno ha comunque delle conseguenze gravi in quanto non essendo diagnosticata avviene in maniera molto più silente.

 

Cosa rende il pre-diabete dannoso per la salute?

Il processo di glicazione. Ma che cos’è?

La glicazione è quel processo chimico che avviene tra zuccheri e proteine. Questa reazione avviene negli alimenti (quando sottoposti a cottura), ma anche nel nostro organismo favorendo il processo di invecchiamento cellulare. Sì, perché il glucosio presente in circolo reagisce continuamente con le proteine con le quali viene in contatto. Solo che è una reazione reversibile e si ha un continuo on-off di questa reazione, quindi di fatto nella maggior parte dei casi non ha effetti permanenti e regredisce.
Ad esempio in un individuo sano, dopo un pasto, la glicemia aumenta fisiologicamente, ma è un evento transitorio quindi la glicazione lo è altrettanto.

 

Quali sono le conseguenze della glicazione?

In una situazione di pre-diabete, quando la glicemia si mantiene in maniera prolungata oltre la soglia 100 mg/dl, la glicazione non regredisce e porta alla formazione di sostanze chiamate AGE (Advanced Glycation End products).

La formazione di queste sostanze determina perdita di funzionalità delle proteine con le quali viene a contatto, con conseguenze che col tempo possono diventare molto gravi.
Tra queste c’è l’emoglobina ed infatti si misura l’emoglobina glicata nei diabetici. Ma questo non rappresenta di per sé un problema molto rilevante, perché i globuli rossi (che sono i “trasportatori” di emoglobina) hanno una “vita” breve, di 120 giorni, per cui vengono rinnovati continuamente.

Tra le proteine coinvolte c’è anche il collagene, una proteina con funzione di struttura, presente anche nelle pareti dei vasi sanguigni. Gli AGE penetrano negli spazi sottoendoteliali reagendo con il collagene e determinando indurimento delle pareti dei vasi, quindi ipertensione.

Anche le LDL (in gergo definito “colesterolo cattivo”) sono proteine e trasportano il colesterolo dal fegato alle cellule extraepatiche. Reagendo con esse, gli AGE, provocano ossidazione e quindi maggiore probabilità di depositarsi sulle pareti dei vasi dando vita al processo di aterosclerosi con formazione della placca.

Non solo: le immunoglobuline, le citochine, il fattore tissutale protrombotico, sono tutte proteine con le quali gli AGE reagiscono. E con le quali attivano il processo infiammatorio.

L’infiammazione è un processo sempre presente, anche con una glicemia apparentemente normale (> 100 mg/dl).

È chiaro che più la glicemia è alta, più questi processi avverranno in maniera più rapida e precoce. Per questo il diabete va trattato e curato con urgenza.

Il punto in cui voglio andare a parare è che nella maggior parte dei casi, quando si manifesta una malattia come il diabete in realtà questa è partita molto prima. Anni e anni prima. Il pre-diabete infatti è una situazione molto delicata e che va assolutamente trattata: i danni al sistema cardiovascolare iniziano in sordina prima che si manifestino i sintomi veri e propri.

Quello che ho appena detto è confermato dal fatto che ormai per la diagnosi di sindrome metabolica non serve più riscontrare una situazione di diabete tra i criteri, ma basta avere un’alterata glicemia a digiuno insieme ad ipertensione, dislipidemie, obesità addominale, ecc.. Segno che stiamo parlando di una questione molto seria.

 

Quindi cosa fare?

Limitare il consumo di zuccheri è sicuramente una scelta molto coscienziosa e utile, ma non sempre rappresenta la soluzione. In un mio articolo ho spiegato come un piatto di riso o di patate causino un aumento della glicemia paragonabile all’ingestione di un dolce. Ma anche che un piatto abbondante di fagioli possa essere anche peggio di un dolce. Qui l’articolo in questione.

Ridurre quindi il consumo di carboidrati (anche quelli complessi), potrebbe essere già un primo passo.

Il problema alla base del pre-diabete spesso è un’insulino-resistenza di grado lieve. In queste situazioni l’insulina non agisce come dovrebbe perché trova degli “ostacoli”, quindi utile in questo senso potrebbe

essere l’utilizzo della cannella che ha lo scopo di migliorare la sensibilità insulinica e quindi di abbassarne la glicemia.

Ma potrebbe non bastare. In concomitanza bisogna mantenere un apporto proteico adeguato, in ogni pasto. Assumere ad ogni pasto una porzione di proteine, permette di tollerare meglio eventuali picchi glicemici. Quindi carne, pesce o uova ad ogni pasto. A colazione si può preferire uno yogurt o dei salumi.

Regolarsi in maniera autonoma comunque è spesso complicato, si rischia di bilanciare una cosa e sbilanciarne un’altra. Per questo è bene rivolgersi a mani esperte, in ogni caso. Chi tra un dietista, un dietologo o un nutrizionista?

Quando riscontri una glicemia che supera già il valore di 100, attivati anche se il tuo medico ti dirà che è tutto a posto. È il preludio ad una situazione che sta per diventare (se non lo è già) patologica. Dal momento che nella maggior parte dei casi una situazione del genere è legata ad un’obesità addominale, inizia una percorso nutrizionale per ridurre la circonferenza vita che porti quindi ad un dimagrimento salutare (perdita di grasso addominale, non di chili). In concomitanza fatti seguire da un personal trainer, purché sia estremamente competente, a scopo sinergico.

Quante volte hai sentito che dieta e allenamento vanno di pari passo?

▶️ Non sai come fare e a chi affidarti per migliorare il tuo stato di salute? Clicca qui, ti farò avere un piano alimentare personalizzato. Potrai essere seguito anche online.

 

Vuoi essere seguito a distanza? 

Da tempo seguo persone da tutta Italia e anche dall’estero. In qualunque posto ti trovi non ci sono limiti per poter lavorare insieme.

Come funziona? Attraverso una consulenza a distanza. Vai alla pagina Consulenza Nutrizionale per sapere come funziona oppure contattami.

Emilio Chininea
Emilio Chininea
Il dott. Emilio Chininea è un nutrizionista, specializzato Scienze dell'Alimentazione. Si occupa di portare benessere attraverso il cibo a chi sceglie di seguire il suo metodo: BenessereTotale.
Fammi sapere come posso aiutarti
In quale di queste categorie ti identifichi?
In cosa posso aiutarti?
Come vuoi che ti segua?
Hai richieste particolari o vuoi raccontarmi altro di te?
Abbiamo finito: completa il form con i tuoi contatti.
Nome*
Cognome*
Indirizzo email*
Contatto telefonico
Fammi sapere come posso aiutarti

Ti potrebbero interessare

Da oltre 10 anni aiuto le persone a raggiungere i propri obiettivi seguendo una corretta alimentazione.

Conosciamoci meglio, dimmi chi sei:
Fammi sapere come posso aiutarti
In quale di queste categorie ti identifichi?
In cosa posso aiutarti?
Come vuoi che ti segua?
Hai richieste particolari o vuoi raccontarmi altro di te?
Abbiamo finito: completa il form con i tuoi contatti.
Nome*
Cognome*
Indirizzo email*
Contatto telefonico