Un colpo al fegato

Emilio Chininea
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Chi dice che le calorie dell’alcol sono “vuote” sbaglia di grosso, ignorando alcune cose importanti.

Ogni grammo apporta 7 kcal, un po’ meno dei grassi (9 kcal) e quasi il doppio dei carboidrati (4 kcal). L’etanolo, la sostanza alcolica che troviamo nelle bevande, è prima di tutto una sostanza tossica per l’organismo, tanto che un suo eccesso porta prontamente a vomito che è uno dei meccanismi di difesa che ha l’organismo per “disfarsi” delle sostanze tossiche. Ma l’etanolo è anche un nutriente piuttosto subdolo: non partecipa ad alcun processo digestivo (poiché la maggior parte viene assorbito nello stomaco, passivamente) e viene metabolizzato dal fegato.
Il fegato è indispensabile per il metabolismo di tutti i nutrienti, ma in particolare dell’alcol. Attua dei processi metabolici che servono per:

1. Rendere l’alcol innocuo, in modo che non eserciti sull’organismo la tossicità di cui è capace;
2. Ricavare sostanze energetiche utili all’organismo.

 

Come il fegato si disfa dell’alcol

Il fegato si disfa dell’etanolo in diversi modi e soddisfa il punto 2 formando trigliceridi, risparmiando in questa maniera gli altri nutrienti più importanti. Parte di questi trigliceridi li riversa in circolo, mentre dei restanti se ne fa carico lui stesso dell’accumulo dando luogo a steatosi epatica alcolica (accumulo di grasso a livello del fegato). Si parla di steatosi quando l’accumulo di grasso è maggiore del 5% del peso del fegato. Esiste un indice (fatty liver index) che tiene conto di BMI, circonferenza vita, trigliceridemia e gamma-GT, utile per valutare in maniera molto rapida la possibilità di avere un fegato grasso.

La steatosi epatica può aggravarsi in steatoepatite alcolica e la situazione diventa sempre più critica. Se non trattata può evolvere in cirrosi epatica (il fegato risulta sovrastato da numerose cicatrici interne). Una patologia irreversibile che in moltissimi casi porta a morte. Fortunatamente però prima che questa insorga l’astensione dal consumo di alcol permette la reversibilità della steatoepatite. Per questo è necessario intervenire per tempo, prima che sia troppo tardi.

Per certi versi l’assunzione sporadica ma cospicua di diverse bevande alcoliche è molto pericolosa in acuto portando, in estremo, al coma etilico. Il fegato non riesce a limitare gli effetti tossici dell’alcol a causa del grosso apporto. L’assunzione cronica invece consente al fegato di essere “allenato” a metabolizzarlo (aumentano per adattamento gli enzimi in grado di smaltirlo) quindi non insorgono complicanze acute. Ma diventano molto più pericolose quelle croniche, che non si limitano solo ai danni epatici sopra descritti.

L’accumulo di trigliceridi a livello epatico non provoca danni solo al fegato stesso. Poiché ha un ruolo centrale in tutto l’organismo, questa condizione coinvolge tutti gli apparati ed è in grado di causare altri tipi di patologie tra le quali: ipertensione arteriosa, insulino-resistenza e ad altre complicanze cardiovascolari.

Come vedi, di vuoto non c’è niente.

Se pensi che per il fegato l’alcol sia la sostanza peggiore, forse dovresti leggere qualcosa sul fruttosio.

 

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Il dott. Emilio Chininea è un nutrizionista, specializzato Scienze dell'Alimentazione. Si occupa di portare benessere attraverso il cibo a chi sceglie di seguire il suo metodo: BenessereTotale.
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