Non solo il sale, anche i carboidrati incidono sull’ipertensione arteriosa. Ma in che modo? E come intervenire per prevenire l’ipertensione?
Gli effetti del sale sulla pressione sono ormai noti a tutti. Mangiarne troppo provoca un aumento, soprattutto nei soggetti sensibili. Meno noti sono invece gli effetti dei carboidrati che sono meno immediati.
Mangiare troppo salato aumenta dopo qualche ora la ritenzione idrica e quindi la pressione arteriosa. Cioè i valori della pressione aumentano per poi tornare normali una volta smaltito il sodio (a proposito, conosci la differenza tra sodio e sale?). I carboidrati invece non influiscono sulla pressione arteriosa appena mangiati, quindi un piattone di pasta non fa aumentare la pressione (o almeno non i carboidrati contenuti, ma semmai il condimento usato) ma potrebbero avere effetti alla lunga sulla “salute” delle arterie.
Mi spiego meglio.
Come si manifesta l’ipertensione
L’ipertensione (o pressione alta) non si manifesta se mangiamo più salato per un certo periodo e non ha neanche una sola causa. È una patologia ad insorgenza multifattoriale, cioè ha varie cause, e quindi per evitarla bisogna agire su più fattori. Si parla di ipertensione primaria quando non si riesce a risalire alla causa, mentre ipertensione secondaria quando si manifesta a seguito di un’altra malattia. In ogni caso la pressione alta può essere prevenuta ed è un fattore di rischio cardiovascolare, quindi aumenta la mortalità.
L’ipertensione si manifesta quando ci sono un invecchiamento cellulare e un indurimento delle arterie. Così come per la pelle, l’invecchiamento colpisce anche le arterie che diventeranno più rigide e quindi avranno una minore capacità di adattamento quando devono dilatarsi. Così, non potendo farlo sufficientemente, aumenta la pressione all’interno dei vasi.
INVECCHIAMENTO DI ARTERIE “INDURITE”→ DIFFICOLTÀ DELLE ARTERIE A DILATARSI → MAGGIORE PRESSIONE (IPERTENSIONE)
È così che si manifesta l’ipertensione. Ma in che modo c’entrano i carboidrati?
Il processo di glicazione
Ci è chiaro adesso che avere delle arterie più rigide fa aumentare la pressione all’interno dei vasi e la nostra pressione è di conseguenza più alta.
La rigidità delle arterie di cui ho parlato sopra deriva anche da un processo chiamato glicazione che avviene precisamente quando il glucosio (che si trova in circolo, quindi nel sangue) e le proteine (che nel nostro specifico caso si trovano nelle pareti delle arterie) reagiscono. Più glucosio c’è, più velocemente e in misura maggiore avviene la glicazione.
I carboidrati, come chiaramente anche gli zuccheri, contengono glucosio che stimola la glicazione.
Di conseguenza, se sono in eccesso, provocano picchi di glicemia e col tempo possono portare a pre-diabete o addirittura al diabete stesso. E in questo modo, questa glicazione, può portare senza dubbio ad una maggiore probabilità a soffrire di ipertensione.
CARBOIDRATI/ZUCCHERI → GLUCOSIO IN ECCESSO → GLICAZIONE → DIABETE → IPERTENSIONE
Devo eliminare i carboidrati?
No! Questo non significa che bisogna evitare totalmente i carboidrati (i quali causano l’aumento della glicemia), ma poiché ne mangiamo decisamente troppi dobbiamo assolutamente ridurli, eliminare gli zuccheri aggiunti e scegliere quelli a lento rilascio che evitano picchi glicemici (e abbiamo visto quanto sono dannosi).
Non dovremmo fare attenzione solo a mangiare alimenti con un’indice glicemico basso. Quello dell’ IG è un concetto ormai superato: un alimento con indice glicemico basso, se mangiato in grosse quantità, incrementa la glicemia in maniera simile ad un alimento con alto indice glicemico ma mangiato in piccole quantità.
In linee generali, comunque, assumere più volte al giorno alimenti raffinati, zuccheri e dolci di vario tipo provoca continui picchi di glicemia che alla lunga determinano una probabilità maggiore di diventare ipertesi in futuro.
Per prevenire questa possibilità inizia a cambiare il tuo modo di mangiare. Da subito.
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