Iponatriemia: il rischio di bere troppo e male

Emilio Chininea
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Bere tanta acqua è un consiglio che spesso si da con troppa leggerezza. Una delle possibili conseguenze del berne troppa è l’insorgenza dell’iponatriemia, detta anche intossicazione da acqua.

L’iponatriemia è un disordine più o meno grave caratterizzato da basse concentrazioni di sodio nel plasma. In particolare quando raggiunge concentrazioni inferiori a 135 mmol/dl (1). L’iponatriemia associata ad esercizio (EAH) viene definita come un disordine elettrolitico che si verifica durante e fino a 24 ore dopo una attività fisica prolungata.

Il sodio è un elemento che dobbiamo necessariamente introdurre con l’alimentazione (ne ho parlato qui del corretto apporto) in quanto la sua presenza in circolo consente di mantenere una corretta distribuzione dei liquidi corporei. Per farlo però l’organismo deve mantenere le concentrazioni di sodio nel plasma entro un range (omeostasi), per cui anche piccole variazioni (nel nostro caso in difetto) causano stati patologici che possono essere più o meno gravi. I disturbi vanno dalla confusione mentale ai crampi muscolari nei casi più lievi, fino ad arrivare ad edema polmonare e cerebrale o addirittura alla morte in caso di iponatriemia grave.

L’organismo cerca sempre di impedire l’eliminazione del sodio e tende a risparmiarlo grazie all’intervento di alcuni ormoni tra i quali: ADH (ormone antidiuretico) e aldosterone. Ci sono però delle condizioni ambientali che portano ad una riduzione delle concentrazioni nel plasma e l’organismo non sempre riesce a contrastarla:

1. Scarso apporto di sodio con la dieta: ad esempio quando l’alimentazione ne è carente o in caso di anoressia.

2. Eliminazione eccessiva attraverso il sudore: in particolare quando il clima è molto caldo e umido e non si è acclimatati.

3. Bere troppa acqua (o berne troppo poca): in un breve lasso di tempo e soprattutto se povera di sodio.

Il rischio di iponatriemia ovviamente sarebbe maggiore se si verificassero tutte e tre le condizioni contemporaneamente, cosa che non è poi così difficile che avvenga.

Un organismo già carente di sodio, per scarsa introduzione con la dieta, può perdere ulteriormente sodio a seguito di temperature elevate e della mancanza di acclimatazione. Un individuo acclimatato infatti tende a sudare di meno e ad eliminare attraverso il sudore meno sodio rispetto ad uno che non è “allenato al caldo”.
In questi casi bere solo acqua, in particolare se in grosse quantità, è assolutamente sbagliato perché se la situazione è già critica si rischia di farla precipitare ulteriormente: l’acqua che assorbiamo entra in circolo e “diluisce” il sodio, le cui concentrazioni calano causando l’iponatriemia.

 

L’iponatriemia spesso si instaura nel tentativo di risolvere la disidratazione

Nel tentativo di reidratarsi si “spezza” quell’equilibrio omeostatico già precario che porta all’intossicazione da acqua.
Ci sono infatti dei meccanismi dovuti anche alla prolungata attività fisica che portano all’insorgere dell’iponatriemia. Lo stress indotto dall’esercizio, la sudorazione prolungata, l’ipoglicemia, la temperatura corporea e l’acqua metabolica prodotta dal metabolismo dei glucidi e dei lipidi sono fattori che stimolano ulteriormente la secrezione di ADH, predisponendo quindi all’iponatriemia.

 

Chi è più a rischio?

Il sesso femminile e la durata delle competizioni si associano a un più elevato rischio di iponatremia (2). Le donne sembrano presentare un rischio maggiore rispetto agli uomini (3) dovuto agli effetti inibitori degli ormoni sessuali femminili sulla pompa sodio/potassio, determinate per il mantenimento dell’equilibrio osmotico (4,5).
Gli atleti più predisposti rimangono comunque quelli che svolgono un’attività fisica prolungata, in particolare quelli che partecipano a gare di maratona e triathlon (3,8 Km di nuoto, 180 Km di ciclismo e 42,2 Km di corsa).
Molti sono stati in passato i casi di atlete donne in preda ai sintomi dell’iponatriemia, come quello di Gabriela Andersen-Schiess alla maratona delle Olimpiadi del 1984.

 

Il caso di Gabriela Andersen-Schiess

Gabriela Andersen-Schiess, maratoneta svizzera, in preda alla disidratazione e all’iponatriemia, si appresta a percorrere l’ultimo tratto della maratona all’interno dello stadio olimpico. Lo fa però mostrando evidenti segni di instabilità posturale, disturbi del cammino e dell’andatura.
Per i medici che la seguono passo passo la situazione non è pericolosa, quindi decidono di farla continuare per permetterle di concludere la maratona. Impiega 5 minuti e 44 secondi, ma con la sola forza di volontà (dato che non poteva contare molto sulle sue forze) riesce a concluderla. Al termine crolla e viene prontamente soccorsa dal personale sanitario.
Solo in seguito, la stessa atleta, ammise di non essersi acclimatata alle temperature e in più mancò l’ultimo punto di ristoro prima di arrivare allo stadio. Tutti aspetti determinanti per l’insorgenza dell’iponatriemia che poteva anche costarle la vita.

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Vita che invece nel 2007 è costata a David Rogers dopo aver completato la sua prima maratona di Londra in 3 ore e 30 minuti. La morte è sopraggiunta per iponatriemia, per l’appunto.

 

Come si può evitare?

Fortunatamente non tutti i maratoneti arrivano impreparati. La preparazione fisica, l’acclimatazione e la corretta alimentazione sono aspetti che devono essere sempre curati nei minimi particolari, soprattutto per evitare episodi del genere prima ancora che per migliorare i propri risultati.
La maratona (ricordiamo che sono 42 km) è un evento molto stressante per l’organismo, in particolare per la durata alla quale è sottoposto. Quindi è ovvio che oltre a tutti gli aspetti che abbiamo elencato è necessario “curarsi” lungo tutto il percorso. Al di là degli integratori energetici (che non affronteremo in questa sede per non dilungarci), dal punto di vista alimentare è molto importante:

  • Non idratarsi con la sola acqua.
  • Mangiare cibi con una discreta quantità di sale nei giorni precedenti alla gara.
  • Non bere troppo, in particolare appena terminata la gara.

È sufficiente aggiungere un pizzico di sale o un integratore salino alla stessa acqua da bere durante e dopo l’attività per evitare di incorrere nell’iponatriemia. Con dosi che vanno controllate, evitando di fare di testa propria.

 

Mangiare quantità sufficienti di sale nei giorni precedenti alla gara permette di fare un “carico” di sodio, utile anche per avere una piccola riserva e non partire già svantaggiati. Mangiare salumi magri (bresaola, crudo e speck sgrassati), quantità moderate di parmigiano, o aggiungendo il sale volontariamente ai cibi, sono tutte pratiche che possono contribuire a fare un certo carico.

 

La prova del peso

Per capire la quantità di fluidi da bere durante l’esercizio è opportuno fare dei test nei giorni di allenamento in fase di acclimatazione pesandosi prima e dopo. Si dovrebbe terminare l’attività fisica con un peso pari o anche leggermente inferiore di quello di partenza. In questa maniera si può “settare” la quantità di acqua da bere durante l’attività.
Alcune linee guida raccomandano un introito di fluidi pari a 400-800 ml/h, altre propongono 1200 ml/h, mentre altre ancora 1800 ml/h (7).
E’ tutto molto soggettivo, quindi è opportuno fare questa prova su se stessi.

Per prevenire l’iponatriemia ci vuole molta cura dei particolari, ma questo non dovrebbe sorprendere visto che per gare del genere non si può arrivare impreparati per nessun motivo.

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Bibliografia

1. Verbalis JG, Goldsmith SR, Greenberg A, Korzelius C, Schrier RW, Sterns RH, et al. Diagnosis, evaluation and treatment of hyponatremia: Expert panel recommendations. Am J Med. 2013;126(Suppl 10):S1–42.

2. O Connor R. Exercise-induced hyponatremia: causes, risks, prevention and management. Cleveland Clin J Med 2006;73:S3

3. Noakes TD, Norman RJ, Buck RH, et al. The incidence of hyponatremia during prolonged ultraendurance exercise. Med Sci Sports Exerc 1990; 22:165-70

4. Fraser CL, Swanson RA: Female sex hormones inhibit volume regulation in rat brain astrocyte culture. Am J Physiol Cell Physiol 1994; 267:C909–C914

5. Hew TD, Chorley JN, Cianca JC, et al. The incidence, risk factors and clinical manifestations of hyponatremia in marathon runners. Clin J Sports Med 2003; 13:41-7

6. Indian J Endocrinol Metab. 2014 Nov-Dec; 18(6): 760–771.

7. C. Urso, S. Brucculeri, G. Caimi . Iponatriemia ed esercizio fisico. Clin Ter 2012; 163 (5):e349-356

 

Emilio Chininea
Emilio Chininea
Il dott. Emilio Chininea è un nutrizionista, specializzato Scienze dell'Alimentazione. Si occupa di portare benessere attraverso il cibo a chi sceglie di seguire il suo metodo: BenessereTotale.
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