Quando ci sentiamo irritabili e affamati abbiamo voglia di un dolce. Ma mangiare zucchero ne alimenta la voglia. Come fermare questo circolo vizioso?
Il sistema cerebrale non lavora bene se la glicemia è al di sotto di una certa soglia. Quando siamo sottoposti ad uno sforzo mentale protratto (studio o lavoro che sia) la glicemia cala e ci sentiamo affamati, confusi e irritabili. In questa situazione tendiamo a cercare sempre qualcosa di dolce: crostate, merendine, biscotti, magari accompagnati da un caffè con 1-2 cucchiaini di zucchero. Comportamento tipico dopo alcune ore di studio o tra una pausa e l’altra dal lavoro.
“Ho bisogno di zuccheri!”
“Non ci vedo più dalla fame!”
Ecco, questo è l’esatto contrario di quello che andrebbe fatto. In questo caso non c’entra niente l’aspetto calorico e dietetico, intendiamoci, ma quello insulinico sì. Ed è questione di zuccheri.
Lo zucchero (o comunque i cibi a medio/alto indice glicemico) fa stare bene nei primi minuti, quando la glicemia aumenta perchè stiamo introducendo glucosio. Poi in seguito ad azione dell’insulina, stimolata dall’assunzione di zucchero, la glicemia si abbassa e scende addirittura sotto la soglia da cui era partita (vedi foto) provocando gli stessi sintomi di prima. Determinando un effetto a “rimbalzo” della glicemia: tanto velocemente sale, tanto rapidamente scende.
Tutto questo avviene a causa (leggasi anche: grazie) all’insulina che ha il compito di “mettere a posto” le molecole di glucosio che ci sono nel sangue per mantenere la glicemia all’interno di valori normali (75-100 mg/dl). La risposta dell’insulina è però spesso spropositata, per cui passiamo dall’iperglicemia all’ipoglicemia riflessa.
In poche parole, più dolci mangiamo più ci viene voglia di zucchero perché alla fine ci troviamo sempre con l’averne (paradossalmente) poco nel sangue. Sembra un paradosso ma abbiamo voglia di zucchero perchè mangiamo troppo zucchero.
Detto questo, il nostro cervello non ha bisogno dello zucchero alimentare per lavorare bene, anzi l’esatto contrario. Lavora meglio con il glucosio ricavato da alimenti con indice e carico glicemico basso. Alimenti che contribuiscano al mantenimento della glicemia in maniera graduale. D’altra parte, che sia zucchero o che sia mela o che sia pasta, il risultato finale di tutti i processi digestivi e metabolici sarà comunque il glucosio.
Quello che fa la differenza è come quest’ultimo arriva nel sangue: lentamente o velocemente. Dobbiamo fare in modo di farlo arrivare il più lentamente possibile e allora sì che ne beneficerà veramente il cervello e tutto il nostro organismo.
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